L'inizio di un percorso.

Chiudo gli occhi, mi lascio trasportare nei meandri della mia mente e come per magia mi ritrovo in un luogo a me tanto caro. Il profumo del legno, lo scricchiolio delle assi a ogni mio passo, il silenzio assordante che ti avvolge e ti porta inevitabilmente alle porte del giardino interiore. Il teatro, per me, è stata una vera e propria rivoluzione.

Quando mi volto a guardare la bimba che è in me, vedo i passi da gigante che lei ha fatto e ne sono estremamente orgogliosa.

Il teatro mi ha donato una nuova vita. È stato un atto creativo libero, ma soprattutto liberante

Come ho scritto nel precedente articolo Vita da impostora, quando ero piccola ero estremamente timida, non riuscivo a spiaccicare una parola. Capite bene che per una che voleva studiare lingue questo non era proprio il modo migliore per iniziare. Ma la piccola Doriana non conosceva ancora il suo futuro ed era del tutto ignara dell’incredibile trasformazione che nel tempo avrebbe compiuto.

Era il 2008, frequentavo il secondo anno dell’università di lingue straniere a Lecce e un mio amico mi parlò della possibilità di entrare a far parte di un laboratorio teatrale tenuto dall’insegnante del corso di Letteratura teatrale italiana. Ero impaurita, ma allo stesso tempo determinata a volermi mettere in gioco. Il mio amico ne parlava con entusiasmo e per questo, armata di coraggio, decisi di partecipare.

Fu la decisione migliore che avessi potuto prendere! 

Non fu la solita rappresentazione teatrale con il libretto d’istruzioni da eseguire: prendere il copione, impararlo a memoria e metterlo in scena. Fu un vero e proprio gioco di squadra. Ognuno di noi metteva a disposizione degli altri le proprie abilità, le proprie conoscenze e le proprie competenze. Ognuno di noi vide la sua persona coinvolta nella sua totalità. Fu un percorso nel nostro inconscio alla scoperta di capacità che non credevamo di possedere. 

In un primo momento ci fu assegnata una novella tratta da Novelle per un Anno di Luigi Pirandello. Il compito era quello di trasformare un testo narrativo in un testo teatrale. Più facile a dirsi che a farsi! Era la prima volta che svolgevo un compito del genere. Negli anni della scuola superiore aveva studiato i generi letterari, ma mai messo in pratica le mie conoscenze. Ma non ero spaventata perché non erano previsti i voti e, quindi, mi sentivo libera di potere sperimentare.

Il passo successivo era l’incontro dei componenti del gruppo e la discussione sulle diverse idee al fine di unire i vari apporti. Fu qui che presi consapevolezza dell’importanza del gioco di squadra!

Collaborare con gli altri ti permette di compensare i tuoi limiti da un lato e di offrire i tuoi punti di forza dall’altro. 

L’insegnante fu una vera e propria guida, non impose la sua autorità; contrariamente da come ero abituata! Diede a noi l’autorità per poter scegliere e agire liberamente. Fu proprio questo coinvolgimento e questa libertà d’azione che ci rese responsabili del nostro operato. Si creò un ambiente d’apprendimento in cui ognuno partecipava attivamente e felicemente. I pomeriggi trascorsi nell’aula dell’università sono un piacevole ricordo di quel periodo. 

Il lavoro di gruppo, il mettersi in gioco col proprio corpo, la propria immaginazione e i propri sensi diede vita allo spettacolo Scusi, posso esistere?

Ed è da qui che ho iniziato ad esistere.

Indietro
Indietro

Radici Salde, Cuore Flessibile.

Avanti
Avanti

Vita da impostora.