¡Hola!

Sono Doriana

La tua Insegnante di Spagnolo!

ADORO la lingua spagnola. AMO anche raccontare storie attraverso le immagini.

Il mio obiettivo con questo sito web è aiutare gli altri a imparare lo spagnolo attraverso esercizi divertenti e storie comprensibili e avvincenti. Il guru del linguaggio Stephen Krashen affermava: “Acquistiamo la fluidità del parlato non esercitandoci a parlare ma comprendendo gli input, ascoltando e leggendo”.

Credo che le immagini rendano l’apprendimento facile e divertente. Ascoltiamo e leggiamo per comprendere il messaggio ma la nostra mente “vede” le immagini e la lingua si acquisisce lungo il percorso in modo fluido fino a che non si inizia a pensare in Spagnolo. Cerco di rendere la mia narrazione chiara e coinvolgente per gli studenti di tutti i livelli, ma soprattutto per i principianti.

L’amore per le lingue straniere è sempre stato presente nella mia vita.

Ho deciso di diventare un’insegnante mentre frequentavo la scuola elementare- abbastanza presto, lo so. Ricordo che adoravo le lezioni di lingua inglese, tanto che quando tornavo a casa costringevo mia sorella a giocare al gioco della maestra. Io le insegnavo le parole straniere che imparavo a scuola.

Poi qualcosa si è rotto.Quando ti inculcano l’idea di non essere all’altezza di fare qualcosa, l’ombra dell’insicurezza diventa la tua alleata, la tua nemica invisibile sempre presente che in ogni istante ti ricorda che è meglio lasciar perdere perché tanto non combinerai mai nulla di buono nella vita. Col tempo ho iniziato a convincermi che non sarei stata all'altezza di ricoprire un ruolo tanto importante come quello dell'essere docente.

insegnare significa ispirare gli altri a essere di più e aiutarli a ragionare con la propria testa.

La mia storia

L’amore per le lingue straniere è sempre stato presente nella mia vita. Nei weekend, quando mi spostavo con la mia famiglia nei paesini limitrofi per visitarli, fingevo di essere straniera e parlavo una lingua tutta mia. Mi divertivo tantissimo. Peccato che nessuno mi capisse!

Ho deciso di diventare un’insegnante mentre frequentavo la scuola elementare - abbastanza presto, lo so. Ricordo che adoravo le lezioni di lingua inglese, tanto che quando tornavo a casa costringevo mia sorella a giocare al gioco della maestra. Io le insegnavo le parole straniere che imparavo a scuola.

Poi qualcosa si è rotto. Quando ti inculcano l’idea di non essere all’altezza di fare qualcosa, l’ombra dell’insicurezza diventa la tua alleata, la tua nemica invisibile sempre presente che in ogni istante ti ricorda che è meglio lasciar perdere perché tanto non combinerai mai nulla di buono nella vita. Col tempo ho iniziato a convincermi che non sarei stata all'altezza di ricoprire un ruolo tanto importante come quello dell'essere docente.

Tale ruolo, oggi tanto sottovalutato e screditato, è un mestiere ricco di responsabilità. Bisogna stare attenti e saper osservare chi si ha dinanzi per evitare di fare danni. Una parola buttata lì può creare insicurezze e, nei casi più gravi, veri e propri stati d’ansia. Occorre entrare in punta di piedi nel mondo dello studente, capire i suoi punti di forza e fargli acquisire sicurezza per poter affrontare al meglio le difficoltà che si presentano lungo il percorso. Non bisogna demoralizzarlo o, peggio ancora, demotivarlo. Soprattutto non bisogna prendere in considerazione fattori esterni, quali il portafoglio e il mestiere dei genitori. Ebbene sì, in passato questo era un parametro per valutare gli studenti. Una valutazione al quanto discutibile, direi! Io stessa sono stata valutata in questo modo.

Quando era bambina amavo moltissimo studiare, ero curiosa di scoprire il mondo circostante e per questo spesso il mio visino era immerso nei libri. Ero una bambina molto timida che parlava solo se interpellata. Questa forma di educazione e questo aspetto caratteriale hanno condizionato molto la mia vita tra i banchi di scuola. Il non rispondere alle domande della maestra fu considerato superficialmente come segno di scarsa voglia e scarso interesse.

Il mio percorso scolastico è stato un vero e proprio giro sulle montagne russe, caratterizzato da momenti di alti e bassi. Il peggiore arrivò durante il terzo anno di liceo; mi fu diagnosticato erroneamente un tumore e questo compromise l’intero anno scolastico. Iniziai a non studiare, ebbi un tracollo dall’oggi al domani, volevo solo godermi i pochi mesi che avevo a disposizione. Ebbi il completo rifiuto verso lo studio. Solo la mia famiglia era al corrente della situazione. Non volevo la compassione di nessuno per questo chiesi ai miei di non dire nulla a scuola.

Mesi più tardi, scoprì che era stato un errore, ma ormai il danno era stato fatto. Nella piena ribellione e nella totale negazione di quanto mi stava accadendo, avevo smesso di studiare e i voti erano tutt’altro che positivi. Quell’anno ho preso il debito in lingua inglese. L’unico debito della mia vita!

Quando racconto questa storia ai miei studenti, stentano a crederci; dicono che un’insegnante come me, non può aver preso il debito in inglese. Io rispondo loro che la mia storia deve insegnarli che quando si vuole una cosa, bisogna lottare, cadere e rialzarsi.

Anni dopo, quando ho iniziato la mia carriera da docente ho capito che per me essere insegnante è una vera e propria passione. Amo osservare i miei studenti, capire il loro mondo e cucire su di essi il percorso più adatto alle loro esigenze.

La mia metamorfosi come docente.

L’ultimo anno di liceo, durante la fase di orientamento, il mio professore di matematica mi suggerì di frequentare la facoltà di matematica per diventare insegnante. Gli risposi che non era il mio percorso. Non volevo essere docente, non era quella la mia strada. Chissà cosa penserebbe in questo momento nel vedermi ricoprire questo ruolo. Lui, come mia madre, aveva visto delle qualità in me delle quali ero totalmente all’oscuro e continuava a spronarmi a intraprendere quella carriera. Ma io, testarda come non mai, decisi di iscrivermi alla facoltà di lingue straniere. Ripeto, ho sempre avuto la passione verso le altre culture e tradizioni. Fu una scelta facile, senza rimpianti, ma in cuor mio ero convinta che non sarei mai diventata una docente. Ma come spesso accade, la vita è beffarda e ti porta a fare scelte che a priori avresti escluso.

Facciamo un salto indietro nel tempo: siamo nel 2008, frequento il secondo anno di università di lingue a Lecce e un mio amico mi parla della possibilità di poter partecipare a un laboratorio teatrale tenuto dall’insegnante del corso di Letteratura teatrale italiana. Come già sapete, quando ero piccola ero estremamente timida, non riuscivo a spiaccicare una parola. Ora immaginatemi a presentarmi a un laboratorio teatrale.  Ero impaurita, ma allo stesso tempo determinata a volermi mettere in gioco. Il mio amico ne parlava con entusiasmo e per questo, armata di coraggio, decisi di partecipare. Come dice il detto "Volere è potere".

A oggi posso dire a gran voce che è stata la scelta migliore che avessi potuto prendere. Se sono la persona e la docente che sono, lo devo a quel laboratorio teatrale.

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