Vita da impostora.

Credere di non essere all'altezza del ruolo che ricopriamo è una convinzione che in molti manifestano.

Era il 1978 quando le psicologhe americane, Pauline Clance e Suzanne Imes, definirono tale condizione psicologica col termine di Impostor Phenomenon (Sindrome dell'impostore).

Ma quali sono i fattori scatenanti tale fenomeno?

Secondo gli esperti non esiste un'unica e univoca causa per tale sensazione; bensì diverse condizioni quali:

  • l'insicurezza dovuta alla poca autostima;

  • l'esagerata ricerca della perfezione;

  • la paura di fallire e non saper gestire il fallimento.

Spesso il minimo comun denominatore di tale condizioni può essere la mancata gratificazione. Quando un riconoscimento atteso non arriva può causare preoccupazione, ansia e frustrazione.

Quando era bambina amavo moltissimo studiare, ero curiosa di scoprire il mondo circostante e per questo spesso il mio visino era immerso nei libri. Ero una bambina molto timida che parlava solo se interpellata. Questa forma di educazione e questo aspetto caratteriale hanno condizionato molto la mia vita tra i banchi di scuola. Ben presto la mia timidezza fu considerata come svogliatezza. Nonostante passavo ore e ore immersa nei libri, le mie maestre mi classificavano come una bambina dalle scarse qualità. Ho trascorso i cinque anni della scuola primaria a cercare in tutti i modi di dimostrare l'esatto contrario. Ciò che mi dispiaceva maggiormente era il dispiacere che potevo dare a mia madre. Non volevo deluderla, ma ogni sforzo era invano.

La poca considerazione da parte delle mie maestre ha condizionato inevitabilmente la mia vita scolastica e professionale. Da piccola, alla tipica domanda:" - Cosa vuoi fare da grande?" la risposta puntualmente era:" - La maestra d'inglese".

Col tempo però ho iniziato a convincermi che non sarei stata all'altezza di ricoprire un ruolo tanto importante come quello dell'essere docente. La prima volta che sono entrata in classe come docente di spagnolo non nascondo di aver pensato "Cosa ci faccio qui!". Avevo 26 anni e la paura più grande era quella di poter essere un esempio sbagliato per i miei studenti. Ma la bellezza del mio lavoro è che mentre insegni qualcosa automaticamente stai apprendendo qualcos'altro. Quel giorno grazie ai miei studenti ho capito che amavo davvero essere docente e che avrei fatto di tutto per esserlo, perfino affrontare i fantasmi del passato.

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L'inizio di un percorso.