Dietro l’armatura: aiutare i ragazzi a trovare la loro vera voce
Intelligenza emotiva a scuola.
To be or not to be... Questa celebre domanda shakespeariana attraversa i secoli e resta incredibilmente attuale. Shakespeare, con la sua straordinaria capacità di esplorare la natura umana, ci ricorda che il conflitto interiore è una parte essenziale dell’esperienza di ogni individuo. Quante volte ho visto nei miei studenti questo duello tra ciò che vorrebbero essere e ciò che sentono di essere realmente! In classe, osservo ragazzi che cercano di mostrarsi forti e indifferenti alle difficoltà, come se indossassero un’armatura per proteggersi dal giudizio altrui. Ma dietro quella facciata si nasconde spesso la paura di non essere abbastanza, di non essere accettati per ciò che sono.
Ascoltando la canzone "Volevo essere un duro" di Lucio Corsi, presentata al 75° Festival di Sanremo, ho ritrovato proprio questa lotta interiore. Il protagonista del brano sogna di essere invincibile, inarrestabile, qualcuno che non prova paura. Eppure, nel profondo, sa di non esserlo. Anche i miei studenti vivono questa tensione tra l’immagine che vogliono proiettare e la loro vera natura. La canzone diventa così uno specchio della loro realtà: il desiderio di essere un robot, un lottatore di sumo, un ladro temuto si scontra con la fragilità di chi ha paura del buio e si sente lasciato indietro dal tempo.
Questa dualità è evidente in classe: alcuni studenti cercano di apparire sicuri di sé, altri adottano un atteggiamento ribelle, mentre alcuni preferiscono restare in ombra per paura di sbagliare. Come educatori, il nostro compito è aiutarli a sentirsi accettati per quello che sono.
La musica può essere un ottimo punto di partenza per aprire un dialogo. Ascoltare insieme la canzone e chiedere loro quali immagini o frasi li abbiano colpiti di più può aiutarli a esprimere le proprie emozioni. Si riconoscono in alcune parole? Cosa provano ascoltandole?
Anche la scrittura è uno strumento potente. Proporre ai ragazzi di descrivere, in un breve testo o in una poesia, il loro "io interiore" e il loro "io esteriore" permette di dare forma a sentimenti spesso inespressi. Un’altra attività efficace è scrivere una lettera a sé stessi, immaginando di parlare a qualcuno che sta vivendo le loro stesse insicurezze: questo esercizio favorisce l’autoriflessione e l’accettazione di sé.
La musica non solo apre il dialogo, ma è anche un potente mezzo di espressione personale. Creare una playlist con canzoni che rappresentano il loro modo di essere e di vedere il mondo può diventare un’occasione di condivisione autentica. Raccontare perché una determinata canzone è significativa per loro li aiuta a sentirsi ascoltati e compresi, oltre a sviluppare empatia verso le esperienze degli altri.
Per chi trova più naturale esprimersi attraverso il movimento e l’azione, il teatro è una risorsa preziosa. Il gioco di ruolo permette agli studenti di immedesimarsi in situazioni diverse e di esplorare il modo in cui reagiscono alle difficoltà. Simulare scenari in cui devono affrontare una sfida, prendere una decisione importante o mettersi nei panni di qualcun altro li aiuta a sviluppare maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e strategie per affrontare i problemi. Inoltre, il teatro offre uno spazio protetto in cui sperimentare senza paura di sbagliare, un aspetto fondamentale per chi fatica a esprimersi con le parole.
Ma, più di tutto, è essenziale creare un ambiente sicuro in cui possano raccontare le loro paure e insicurezze senza timore di essere giudicati. Capire che anche gli altri vivono esperienze simili può essere un enorme sollievo.
Come possiamo favorire un clima di fiducia e apertura nella nostra classe?
Una strategia efficace è il circle time, una metodologia che promuove l’ascolto e la condivisione in un ambiente non giudicante. Sedersi in cerchio e dare a ogni studente la possibilità di esprimersi senza interruzioni crea un clima di rispetto reciproco e rafforza il senso di appartenenza al gruppo. Questo momento di dialogo consente agli studenti di sentirsi ascoltati, di riconoscere che le loro emozioni sono valide e di comprendere che non sono soli nelle loro esperienze. Inoltre, favorisce lo sviluppo di competenze socio-emotive, come l’empatia e la capacità di ascolto attivo, fondamentali per la crescita personale e relazionale.
Alla fine, ciò che voglio trasmettere ai miei studenti è che non devono essere "duri" per essere forti. La vera forza sta nell’accettarsi, nel riconoscere le proprie fragilità e nel sapere che non sono soli. Creare uno spazio in cui possano sentirsi accolti e ascoltati è il nostro compito più importante come educatori. Perché, in fondo, crescere non significa diventare invincibili, ma imparare a conoscersi, a esprimersi e a trovare la propria voce nel mondo.